Spiderman – Into the spiderverse

Di: Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman

Con (le voci di): Shameik Moore, Jake Johnson, Hailee Stenfeld, Nicolas Cage, Liev Schreiber

Genere: Animazione (117’)

Commento: Non è una pellicola fresca, ha un paio di anni ma, oltre ad avere vinto un doveroso Oscar, ha il merito di essere da qualche giorno disponibile su Netflix. E allora, in tempi in cui i cinema restano chiusi e sono in sofferenza, fatevi un regalo: recuperatela. Noi lo abbiamo fatto, spinti da un giudizio molto forte, che però – alla luce dei fatti e della nostra prima visione – non appare poi così infondato. “Spiderman – Into the Spiderverse” è forse davvero il miglior film su Spiderman mai realizzato, come qualcuno aveva suggerito all’uscita della pellicola, vincendo pure le remore legate alla sua natura di cartone animato. Non un cartoon qualunque, ma una vera e propria lezione di stile, che riprende il tratto dei fumetti e lo mescola, aprendo tanti mondi – come la trama e il titolo già sottintendono in partenza, del resto – dal punto di vista del tratto grafico. Spiderman non è più soltanto uno: o meglio è uno ma per ciascuno dei mondi esistenti. Una potenzialità infinita, quella del Multiverso, che infatti la Marvel non vedeva l’ora di lanciare, anche se in questo caso è stata la costola “Sony” a fare il lavoro sporco, lanciandosi in un potenziale campo minato. Coraggio premiato: la narrazione non va mai in confusione, anche quando tale sensazione potrebbe essere giustificata dalla molta carne al fuoco che viene presentata sullo schermo, e le fila del discorso vengono tessute magistralmente in quella che, come profondità di storia, è una vicenda che non ha nulla da invidiare agli ultimi intrecci “in carne ed ossa”.
Il messaggio è chiaro, la strada per arrivarvi tortuosa ma mai eccessiva o a rischio comprensibilità: e un paio di colpi di scena davvero ben assestati vi conquisteranno. Così come la scelta di personaggi storicamente molto amati (oppure odiati, tra i nemici) dell’epopea dell’uomo ragno. Menzione d’onore ma necessaria per la colonna sonora, azzeccatissima sia quando propone hit e canzoni, sia quando accompagna la narrazione con effetti mai banali. E in quest’ultimo passaggio un ruolo significativo gioca il tratto grafico delle onomatopee, che rende su pellicola – dopo averlo fatto su carta – il senso di ragno dei vari protagonisti.
Abbiamo così per la prima volta la sensazione di essere davvero catapultati “dentro” il fumetto, tanto che il concetto viene chiarito a più riprese, in modo esplicito, mostrando una collezione di “Comics” Marvel che hanno dialogato col mondo di Spiderman, ispirandovisi e ricostruendolo con sensibilità differenti, che vanno dalla parodia alla rilettura in chiave manga e via discorrendo. Insomma, non è solo un progetto narrativo, ma pure estetico: un gioco riuscito alla grande nel quale forma e contenuto vanno di pari passo. Una perla da (ri)scoprire (e mille grazie a Netflix!).

Da non perdere: Peter Porker (sì, scritto così), ossia il più improbabile degli Spiderman su schermo. Che però funziona proprio laddove sembra uno stupido eccesso. E invece, anche nella trama, trova presto un suo perché. Altro personaggio interessante – ammesso che qualcuno non lo sia – è Spiderman Noir.

 

Giovanni Gardani

Se ti è piaciuto, condividi!