Kobe Bryant: dalla parte di Marco Belinelli
“… il problema è che i giornali sportivi in Italia NON SONO giornali sportivi. Vergognatevi…”
… ha ragione Marco Belinelli, ragione da vendere, perché iperprovinciale la nostra stampa lo è sempre stata. Legata a schemi fissi, spesso incapace di rimettersi in gioco e in discussione. Ha ragione da vendere perché di fronte alla morte di uno dei più grandi interpreti del basket di tutti i tempi, Kobe Bryant, non siamo stati capaci di superare i vecchi schemi, di rimetterci in discussione. Mentre la maggior parte delle testate di tutto il mondo – non solo quelle made in USA – ripartivano da zero (splendida la copertina del Time dalla quale, non ve lo nego, pure con l’edizione cartacea di Sportfoglio abbiamo tratto ispirazione) noi restavamo fermi al calcio, al Napoli che batteva la Juventus, a tutta quella retorica inutile dell’orticello di casa nostra in cui 22 uomini in mutande sono – e sempre – più importanti di tutto. Anche dei campioni, anche della vita e della morte…
… siamo così (e poi magari ci lamentiamo pure della crisi che attraversiamo): una notizia che arriva a sera richiede che una redazione e dei giornalisti si rimettano a lavorare, che tutto un giornale si rimetta in discussione, dal direttore all’ultimo dei poligrafici e degli addetti alla stampa. Tutto deve essere rifatto e rivisto. E non ne abbiamo le capacità, non ne abbiamo la visione complessiva, e forse neppure la voglia. Oltre al calcio sovrano, più in là non siamo in grado, tante volte, di andare. Ed è un vero peccato…
… ha ragione Marco Belinelli ad incazzarsi. Ragione da vendere. Ci sono grandi realtà che a volte si dimostrano più piccole delle più piccole. Perché qualunque cronista locale, se succede qualcosa nella sera o nella notte, si riveste e riparte. Va, senza chiedersi di quello che era stato fatto in precedenza. E’ pronto a rimettersi in gioco. Perché questo è il nostro fottuto mestiere. Pochi soldi, rotture di scatole a getto continuo, sangue amaro molto spesso ma un qualcosa che poi ti scatta sempre dentro. E’ questione di dignità, ma soprattutto questione di passione e di emozione. A livello locale si viaggia spesso su quella, a livello nazionale qualche volta no. Basta guardarli i giornali per capacitarsene. E’ morto Kobe Bryant, la Juve ha perso la sua fottutissima partita. La prima cosa non è più importante – e comunque – della seconda…
… se ci pensate il nostro provincialismo è tutto lì. Ed è difficile riuscire a superarlo. Ha ragione Belinelli, e lo dico da cronista. Sino a quando una palla in una rete e 22 giocatori in mutande avranno più importanza dell’eclissarsi di un campione di qualunque altro sport, a maggior ragione se dell’eclissarsi di uno come Kobe Bryant, saremo quelli che siamo. Passacarte destinati alla dannazione, o poco più…
Nazzareno Condina