Walter Parazzi (è solo un po’ più saggio)

La sua gavetta se l’è fatta. Vero prode dei minors, allenatore (quasi) modello se non fosse per quella follia che ne ha sempre contraddistinto i passi. Fa parte del suo carattere, anche se invecchiando è riuscito in parte a mitigarla. Walter Parazzi non è diventato san Francesco d’Assisi, non parla con gli animali (forse un poco col suo cane, ma è questione che al momento non ci interessa), non porge l’altra guancia.

La sua gavetta se l’è fatta, tante soddisfazioni (e qualche amarezza), tanti ragazzi dalle doti varie (spesso non propriamente quelle sportive) da cui è riuscito sempre a cavar petrolio, o quasi, col suo bastone da rabdomante. Ha fatto giocare squadre che – sulla carta – non avrebbero neppure dovuto vincere a briscola eppure qualche volta le ha fatte vincere. Grinta, carattere, strategia, allenamento e motivazione.

Walter Parazzi torna a casa. Ma non chiamatelo figliol prodigo, anche se discolo e spumeggiante lo è da sempre. Come lui stesso racconta non ha sperperato nulla, anzi, tutto gli è servito a crescere. Walter Parazzi è soprattutto un appassionato di basket, un profondo conoscitore della pallacanestro, un motivatore di quelli ‘estremi’ amato soprattutto dai ragazzi dai quali riesce a tirare fuori sempre il meglio anche quando le ‘doti’ non sono tantissime. Torna nel Basket Casalmaggiore che lo ha visto crescere sino al 2007, anno in cui le strade tra il sodalizio più importante di basket della città e la sua esuberanza si sono separate.

Farà il secondo nella Serie C silver, con la prima squadra.

“No – ci racconta – la parabola del figliol prodigo non mi piace, perché non ho sperperato nulla. Anzi le esperienze di questi anni mi hanno dato un background importante. Appunto per questo mi sono sentito d’accettare, perché sono consapevole di poter dare effettivamente una mano alla causa del basket Casalmaggiore”.

Negli ultimi anni e dopo una esaltante (nei primi anni) e burrascosa (nell’ultimo anno) esperienza con il sodalizio di Fabio Ferroni era stato chiamato a Parma ad allenare nella Magik. Ruvido motivatore ma capace di tirare fuori il carattere di tutti i ragazzi che ha avuto modo di allenare si è fatto da subito apprezzare in Emilia. A Parma ha ritrovato motivazioni e volontà, riuscendo ad amalgamare team come sa fare lui. Sudore, sacrificio, passione, divertimento. A quel mondo, quello della Magik che gli ha dato fiducia vedendo più in là di dove altri avevano fermato il loro sguardo, è fortemente legato.

“Non lascio la Magik perché si sta portando avanti un ottimo lavoro sui fondamentali nel settore giovanile, sotto la regia del capo coach Filippo Casella. Gli impegni sono tanti, ma il mio apporto in allenamento ci sarà. Poi la gestione della partita spetta al capo coach Castellani, uomo esperto e dal curriculum invidiabile, dal quale cercherò di rubare aspetti tecnici che ritengo utili. Parazzi è tornato, ‘fuori i secondi’, che si dia inizio alla battaglia”.

Parazzi è tornato, testa e cuore, la locomotiva, il cavallo pazzo che dir si voglia sta già apprendendo altre lezioni. Ce le racconta, lucido critico di se stesso, per dire che ha ancora strada da fare, cose da imparare ed obiettivi da raggiungere. Lo potrà fare nella sua città, grazie anche alla disponibilità del presidente della Magik Davide Malinverni.

“Devo molto alla Magik – ci spiega – e prima di muovermi ho parlato con il presidente. Se mi avesse manifestato qualche perplessità avrei rifiutato. Vorrei ringraziarlo, perché ha capito che farò entrambe le cose con l’impegno e la passione di sempre, e mi ha consentito il doppio tesseramento. La passione e l’amore per questo sport hanno fatto tutto il resto. Peccato giocare a Casalmaggiore e senza pubblico. Ma dopo un anno di sofferenza è già qualcosa. Un inizio”.

Poi un po’ di amarcord e un filo di romanticismo cestistico. “Era dal 2007 – conclude Parazzi – che non ero più nel basket Casalmaggiore. Io che sono stato uno dei primi bambini iscritti alla società, che ha fatto tutta la trafila dalle giovanili alla prima squadra. Walter quello del basket, mai profeta in patria. Sono tornato, per imparare e per dare quello che so. Sono ancora Walter quello del Basket”. Quello capace di incendiarsi in campo come fuori, ma pure capace di leggere partite, di scardinare schemi e di stimolare, in ogni atleta amante del basket, l’istinto primordiale. Quello del canestro, quello di non arrendersi mai, sino all’ultimo secondo.

E’ tornato nella sua Casalmaggiore. Per imparare, come dice lui stesso, in primo luogo. Ma anche per insegnare qualcosa. In primo luogo che la tecnica, senza il ‘fuoco sacro’ è poca cosa e che il ‘fuoco sacro’ senza tecnica ti permette magari qualche esploit, ma non serve a dare continuità. Servirebe una via di mezzo, è il basket e non è diverso dalla vita.

Un saggio? Ora non esageriamo. E’ maturato un poco cavallo pazzo, non ha più l’età del ragazzino ma è sempre lui. Ha il fuoco nelle viscere. Oggi forse riesce un po’ di più a governarlo e questo è un bene. Per lui e per il basket che di facce da sberle come la sua ha estremo bisogno sempre.

N.C.

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