I personaggi – Paolo Corna, il precursore

Arrivato a Casalmaggiore nel 1968, Paolo Corna l’ha lasciata nel 1985. Lo stesso anno in cui veniva inaugurato il campo scuola di atletica leggera che, da domenica 26 gennaio 2020, porta il suo nome. Un po’ come se il cerchio si fosse chiuso, 35 anni fa così come nell’ultimo weekend di gennaio di quest’anno. In realtà Paolo Corna, alla realtà comprensoriale della regina delle discipline sportive, s’è sempre interessato, fino all’ultimo. “Mi telefonava, voleva sapere tutto. Mi pungolava, mi stimolava, mi rimproverava se qualcosa secondo lui non andava. Era autorevole, a volte anche autoritario, ma i suoi erano consigli o rimproveri che accettavi volentieri e seguivi, perchè attivavano da una persona di qualità”. A ricordare Paolo Corna è Carlo Stassano, oggi presidente dell’Atletica Interflumina, che domenica 26 gennaio ha retto le fila dell’inaugurazione del PalaIndoor e prima ancora dell’intitolazione del campo Baslenga a Corna. Non c’è miglior interlocutore per tracciare il profilo di questo dirigente sportivo nato a Viareggio il 21 dicembre 1919, morto a Milano il 15 maggio 2011 e passato da Cremona negli anni ’60, come dirigente della Ras Assicurazioni, e appunto a Casalmaggiore dal 1968 al 1985. “Il suo mestiere era quello, nel ramo delle assicurazioni – spiega Stassano – ma nel Dna aveva lo sport. Quando arrivò a Casalmaggiore terminava il quadriennio olimpico dal 1965 al 1968, chiuso per l’atletica con i bronzi olimpici di Eddy Ottoz nei 110 ostacoli e di Giuseppe Gentile nel salto triplo, a Città del Messico. Era consigliere federale e io, che mi ero avvicinato all’atletica, vidi in lui un mentore. A Cremona già aveva fondato il Panathlon, a Casalmaggiore diede vita all’atletica leggera. Si creò un binomio nel 1975: lui era il politico e io il tecnico, l’Interflumina partì proprio così, ma la fi- gura di Paolo Corna stava già seminando da diversi anni”.

Da quanto tempo? “Ho ritrovato di recente un arti- colo del 1960: Corna già allora scriveva quanto fosse necessario che aziende locali venissero in aiuto di società sportive di atletica leggera. Altrimenti il movimento sarebbe morto. Oggi, non a caso, parliamo di Atletica Interflumina E’ Più Pomì, ricordando due grandi sponsor già nel nome. Paolo aveva capito tutto con larghissimo anticipo”. Un precursore. “Decisamente. Nel 1968, pochi mesi dopo il suo trasloco a Casalmaggiore per motivi di lavoro, fondammo i Centri Comunali Olimpia. Erano qualcosa di diverso dal Centro Olimpico, perché rivelavano la connessione con l’ente locale. La volontà era quella cioè di impegnare nell’educazione motoria i bambini e di farlo nelle scuole. In tal senso l’ente locale, ossia il Comune, non poteva sottrarsi. Furono i primi passi di una politica dello sport legata al Comune di appartenenza e in generale al territorio. Interflumina, che ricorda i due fiumi Oglio e Po che ci caratterizzano, nasce da lì. Quello era il suo pallino, questa è stata poi la mia battaglia quando divenni consiglieri federale a mia volta e credo la sia tuttora. Avevamo inventato il Fantatletica o il Giocatletica, in pratica tra i più piccoli promuovevamo l’educazione motoria, senza però confonderla con l’atletica agonistica. E in questo si cercava di coinvolgere la Fidal, per fare capire che la federazione non doveva essere presente solo ad alto livello, ma a cominciare dalla base. Sono passati 50 anni, eppure è tutto ancora attuale”. Qualcosa di simile al mini basket? “No, l’esatto contrario, almeno concettualmente. All’epoca c’era la mania dei mini atleti. Mini basket, mini rugby, e via discorrendo. Il suffisso “mini” lasciava pensare che il bambino piccolo dovesse essere per forza un mini atleta. Ma non era così. Noi volevamo un passaggio primario che potesse sviluppare il bambino dal punto di vista motorio, senza che questi sposasse poi necessariamente l’atletica leggera. Il nostro era un percorso iniziale, un primo passo, nel mondo della motricità e della scoperta del proprio corpo in movimento, in senso generale”.

Quanto manca un Paolo Corna allo sport di oggi? “Dire tanto è scontato. Però abbiamo un modo per mantenerlo vivo: ricordare i suoi insegnamenti, le sue telefonate, i suoi rimproveri, i suoi consigli. E metterli in pratica. Per noi è stato uno stimolo continuo: il cippo che abbiamo eretto in Baslenga farà in modo che sia tale anche per chi verrà dopo di noi”. Commendatore della Repubblica, Stella d’oro del Coni al merito sportivo, Quercia d’oro della Fidal: i massimi riconoscimenti sportivi sono stati tutti assegnati a Paolo Corna. “Tutti meritati: era una per- sona schietta, molto intelligente e con l’animo buono. Le persone così meritano di restare nella storia. Lo contraddistinguevano onestà, trasparenza e impegno. Quando fondammo l’Interflumina all’inizio furono coinvolte una ventina di persone, tra cui Giancarlo Romanetti, Mario Cozzini e Aldo Sarzi Braga. Due delle prime insegnanti nei Centri Comunali Olimpia erano le professoresse Giuseppina Dinunno e Angela Federici: si faceva attività motoria di base con i bambini delle scuole elementari. Era un primo vagito: poi i CCO divennero i Nuclei della Gioventù per ragazzini delle scuole medie e successivamente, per chi voleva e chi aveva le doti giuste, si passava all’atletica leggera vera e propria”.

Cesare Beltrami e Amilcare Acerbi, che correvano nella Società Atletica Cremonese, dove Corna aveva diretto i lavori per diverse stagioni negli anni ’60, erano presenti il 26 gennaio all’intitolazione. “Mi hanno riportato un ricordo: prima delle gare lui portava i ragazzi al Continental a Cremona per un pranzo completo. A loro non sembrava vero. E’ chiaro che tutto era studiato: il pasto era adatto alla gara che di lì a poco doveva tenersi, nulla di panta- gruelico, ma al contempo si faceva gruppo, si faceva squadra. Quei pranzi erano percepiti dai giovani atleti come veri e propri eventi. E questo contribuiva a mettere gli stessi sportivi nello stato d’animo giusto per dare il massimo in gara. Paolo aveva queste intuizioni: sapeva riempire le giornate in modo mai banale”.

Qual è il primo ricordo che Stassano ha di Corna? “Non dal punto di vista cronologico, perché sarebbe difficile, ma per importanza, direi le sue parole quando mi parlò di missione. Io all’epoca del suo arrivo a Casalmaggiore stavo facendo l’ISEF a Bologna e Paolo mi aveva già intercettato. Ero gio- vane, avevo voglia di viaggiare e volevo andare all’estero con il gruppo “Amici dei lebbrosi” per fare del bene. Lui non mi vietò mai di farlo, sia chiaro, ma mi disse che avevo un’altra missione qui nel territorio. All’epoca faticavo a comprendere, col tempo – e con la creazione dell’Interflumina – tutto è diventato molto più limpido e chiaro”.

Quanto manca un Paolo Corna allo sport di oggi? “Dire tanto è scontato. Però abbiamo un modo per mantenerlo vivo: ricordare i suoi insegnamenti, le sue telefonate, i suoi rimproveri, i suoi consigli. E metterli in pratica. Per noi è stato uno stimolo continuo: il cippo che abbiamo eretto in Baslenga farà in modo che sia tale anche per chi verrà dopo di noi”.

Giovanni Gardani

Dida: all’interno dell’articolo una foto di Carlo Corna. In testata: l’inaugurazione del cippo dedicato a Paolo Corna, nell’impianto di Atletica della Baslenga

 

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