Calcio – Idee per ripartire

di GIOVANNI GARDANI

Premessa d’obbligo: la salute prima di tutto. Non si dovrebbe nemmeno specificare, ma dato che la polemica dei leoni da tastiera pare essere stata fomentata dalla clausura forzata, lo precisiamo. Il pezzo che segue non è una forzatura sui tempi e non è la volontà di indicare una strada “a tutti i costi” per riprendere i campionati dilettanti. Si tratta però di una proposta per sapere come ricominciare – naturalmente in sicurezza – quando sarà possibile. Perché d’accordo la rivoluzione Coronavirus, ma lo sport è ripartito anche dopo due Guerre Mondiali e non crediamo che questa sia la pietra tombale. Per abbozzare un’idea, lo ammetto, prendo spunto da un post su Facebook di un collega e amico bresciano. Si chiama Alberto Armanini (diamo a Cesare quel che è di Cesare) e scrive: “Chi oggi si affanna a dire “non si può ripartire” lo fa pensando di annullare la stagione 2019/20 per salvare la 2020/21, credendo forse di tornare alla normalità da settembre. Io dico: chi se ne frega. Non c’è fretta, abbiamo tempo. A settembre può benis- simo non partire un bel niente. Questo perché credo che quando si riprenderà, perché si riprenderà, sarà bene ripartire da dove si è interrotto e finire quello che si è iniziato. Al dopo si penserà… dopo!”.

E’ un pensiero che condivido praticamente in ogni virgola. Il punto è proprio questo: la stagione 2019-2020 andrebbe in qualche modo conclusa. Sarebbe falsata? Sicuramente sì, questo ormai è inevitabile, ma occorre porsi un’altra domanda: è più falsato un campionato annullato dopo avere giocato due terzi delle partite, o un campionato spezzato, che si ferma per 3-4-5 mesi e quindi ricomincia dal punto di prima? A nostro avviso la seconda soluzione è il minore dei mali. Abbiamo dunque immaginato che a settembre, magari, si possa ricominciare. Farlo per quella data vorrebbe dire chiudere la stagione 2019-2020 eccezionalmente a fine ottobre. Chiuderla più o meno con regolarità, ossia riprendendo da dove si era lasciato, è un auspicio forte. Certo, per non protrarre il problema, spostandolo semplicemente sul campionato successivo, teoricamente il 2020-2021, resterebbe un dilemma non da poco: quando iniziare la nuova stagione? Di sicuro un po’ di sosta ci vorrebbe. Ma senza eccedere: un problema eccezionale presuppone una soluzione eccezionale e allora ecco che il mercato dilettanti – che ci auguriamo possa tornare a una dimensione umana, soprattutto finanziariamente – potrebbe esaurirsi in 14 giorni, per poi ricominciare a fine novembre il nuovo torneo. Prima obiezione possibile: e i ripescaggi da una categoria all’altra? E la creazione di una nuova rosa, magari per la categoria inferiore o superiore? Il poco tempo a disposizione costringerebbe tutti gli addetti ai lavori (vertici delle Figc regionali e provinciali, uomini mercato, dirigenti e atleti) a non cincischiare troppo alla ricerca di chissà quali accordi e pure la compilazione delle graduatorie dei ripescaggi, solitamente dilatate su un mese e mezzo o due, dovrebbe essere accelerata. Il problema economico del mancato introito dagli sponsor farà il resto, riportando la fase del mercato a una dimensione davvero dilettantistica, come auspicava Gino Galli nell’ultimo numero.

Seconda obiezione: per finire a maggio e chiudere a quel punto totalmente la questione, tornando in pari per i tornei 2021-2022 (ricordiamo che a giugno 2021 l’Europeo di calcio e le Olimpiadi dovrebbero svolgersi regolarmente, salvo catastrofi o fine del mondo), servirebbe giocare i campionati con un calendario compattato e con ben tre mesi in meno su cui spalmarlo. Anziché da settembre a maggio, da fine novembre a maggio. Quindici giorni si potrebbero “rosicchiare” sulla pausa invernale, che generalmente dura un mese (un po’ troppo forse); inoltre per una stagione si potrebbero annullare le Coppe, che occupano diversi turni infrasettimanali, sfruttabili invece proprio per il campionato. E’ ovvio che a monte c’è sempre un problema di gironi un po’ troppo lunghi (specie in serie D e in Eccellenza) ma per risolvere questo rebus servirebbe più tempo (oppure, paradossalmente, servirebbero fallimenti e sparizioni, prospettiva che non si augura neppure al peggior nemico).

Tornando al campionato 2020-2021, giocando senza Coppe, permetterebbe di sfruttare 22 domeniche (partenza ipotetica il 29 novembre 2020, pausa dopo il 20 dicembre 2020, ripresa il 10 gennaio 2021 e, giocando magari il Giovedì di Pasqua per evitare quella domenica, chiusura della stagione regolare il 9 maggio 2021, infine playoff e playout), dovendo poi ricavare otto turni da giocare di mercoledì o di giovedì (le giornate al massimo sono 30). Otto infrasettimanali che, da dicembre ad aprile, si potrebbero (dovrebbero) trovare comodamente. Ricordiamocelo: problema eccezionale, soluzione eccezionale. La nostra è solo una ricetta, non certo il Vangelo, applicabile solo se davvero questa maledetta emergenza lo consentirà. Certo, dovremo cambiare le nostre abitudini anche “pallonare”, ma crediamo che questo sia un falso problema: in fin dei conti pure il Mondiale 2022 in Qatar si giocherà in inverno, no? Scommettiamo che nessuno protesterà? Ma lì ci sono altri interessi sotto, meglio non scoperchiare il vaso di Pandora…

 

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