Rugby Viadana 50 anni dopo: vecchi ricordi

Guido Farina ricorda che intorno al 1955 assistette, accompagnato dal papà Giuseppe, a una partita di allenamento di una selezione italiana di rugby o del Parma, contro la Nazionale Francese sul nostro campo di calcio, allora situato tra via San Nicola e via Convento. Fu questo il seme, gettato quasi per caso, che circa quindici anni dopo fece germogliare la palla ovale a Viadana.

Il tanto contestato ‘Sessantotto’ portò anche aria di rinnovamento con la volontà di costruire qualche cosa che oltrepassasse il preesistente. Fu di Claudio Aroldi e Guido Farina, allora giocatori del Parma l’idea di far nascere a Viadana questo nuovo sport. La prima riunione avvenne nella primavera del 1970, ma nessuno ne ricorda la data precisa perché, come spesso capita, mai si ha la presunzione che debba essere ricordata.

Guido Farina ospitò l’incontro in una stanza sopra il suo bar, il mitico “Caffè del Popolo” poi “Bar Sport” e precisamente attorno alla scrivania dove ogni venerdì l’avv. Dionigi Biancardi riceveva i suoi assistiti. I presenti, oltre al padrone di casa furono: Claudio Aroldi, Dario Lotti, Giuseppe Flisi e Luigi Cavatorta. Farina e Aroldi, come già accenato in precedenza, giocavano nel Parma, Lotti aveva gareggiato nel Modena, mentre Flisi e Cavatorta erano “reduci” dalla Vitellianense-Cebogas polisportiva iscritta al Centro Sportivo Italiano (C.S.I.) con sede nell’oratorio parrocchiale del Castello.

Furono programmati reclutamenti e allenamenti al fine di partecipare al campionato di serie D. Si aggregò Daniele Bedulli già militante nelle giovanili del Parma e molti altri ragazzi con la voglia di fare sport, senza distinzione di età, taglia e prestanza fisica. Maurizio Bonesi rimase per qualche anno ancora nel Parma ove giocava titolare in seconda linea. Fra coloro che si aggregarono per primi furono un gruppo di ragazzi di Cavallara (frazione di Viadana), capitanati da Siu Sacchi che, studente a Parma, aveva respirato l’aria di questo sport. Con lui Pino Barosi, il più fotogenico della squadra e il più voluminoso, Piccoli, Panicalli e Dall’Asta. Con loro si aggregarono pure alcuni viadanesi quali Gozzi Giuseppe col fratello Gianluca e Gozzi Cesare, l’atleta più prestante della nuova compagine. Ancora, Achille Coppi il mitico Chicca e Paolo Benazzi detto Mischia!, rimasti poi fra le colonne portanti del rugby viadanese.

Iniziarono gli allenamenti che si tennero nel campo dell’oratorio, poi in quello del Viadana calcio e spesso nella vicina spiaggia del Po. Lo spogliatoio era costituito da una specie di roulotte, completamente in legno, che aveva un aspetto di vagone con influenze gitane. Nacque la necessità di strutturare la società sportiva con tutto quello che avrebbe comportato: tesseramento, partite, relative trasferte ecc. A qualcuno venne l’idea di entrare a far parte della Vitellianense Cebogas finanziata da Cesare Bortolotti titolare di un florido commercio di carburanti.

Finalmente accolti, anche per l’interessamento di Nello Taragnani e Francesco Besana, furono dei nostri Livio Casolin e Carlo De Carli genitori rispettivamente di Daniele e di Dario, che erano tra i più giovani componenti della compagine rugbystica. Livio e Carlo soprannominati “i papà della palla ovale” furono i primi indimenticabili dirigenti del nuovo Club. Francesco Besana, in seguito notaio, non riuscirà mai più a staccarsi dal Club giallonero.

Altri ragazzi intanto si unirono alla nuova compagine. Il compianto Nicola Barra sembrava dover condensare la sua breve vita anche nello sport. Iniziava la stagione con il campionato di rugby per terminarla con quella di pallacanestro. Il ragazzo Fabrizio Nolli invece coi suoi tre mesi di mare sembrava prendersela comoda nell’allenarsi, forse aveva intuito di avere davanti una vita da dedicare al rugby.

Finalmente si parte. «Un nuovo sport alla ribalta della nostra provincia» così titolava la Gazzetta di Mantova del 9 ottobre 1970, annunciando la nascita della sezione Rugby all’interno della Polisportiva Vitellianense Cebogas. A quella data, la squadra di rugby viadanese aveva sostenuto un solo incontro con la formazione giovanile del Rugby Parma uscendo sconfitta per 19 a 9. Vale la pena di ricordare la formazione composta da: Claudio Casali, Paolo Benazzi, Giuseppe Barosi, Dario De Carli, Franco Petazzini, Giancarlo Sacchi, Claudio Aroldi, Cesare Gozzi, Daniele Bedulli, Guido Farina, Cesare Piccoli, Francesco Forza, Cesarino Rosa, Alfredo Panicalli, Achille Coppi. Fra gli accompagnatori: Nello Taragnani e Francesco Besana.

Oggi appare sorprendente come sia stato possibile che un gruppo di ragazzi giovanissimi abbia potuto assumersi una così grande responsabilità e con quanta serietà, passione e spirito di sacrificio, si sia adoperato per realizzare questo sogno. Erano gli anni della contestazione giovanile e a quella generazione non mancava certamente l’impegno e la voglia di fare con quella perseveranza disinteressata che oggi è così raro vedere.

L’Amministrazione Comunale affittò un appezzamento di terreno adiacente il campo sportivo comunale di via Al Ponte che venne adibito al nuovo sport. I colori sociali erano e sono rimasti quelli della Polisportiva Cebogas: giallo e nero, colori delle fasce dello stemma dei Gonzaga. La responsabilità tecnica fu assunta dai fondatori della squadra che erano anche i più esperti, Guido Farina e Claudio Aroldi.

Claudio disegnò la maglia e il logo della squadra, il leone tenente fra le zampe anteriori la palla ovale e il giglio sulla coda, seguì il motto: Hic sunt leones.

Il Cebogas Viadana fu iscritto al campionato di serie D che era la categoria più bassa e la quarta d’importanza a livello nazionale. L’esordio ufficiale avvenne a Firenze contro l’ITI e si concluse con una secca sconfitta. Durante la partita si ebbe anche la prima espulsione in quanto Chicca ammonito dall’arbitro, gli mostrò il lato B anche se eravamo in serie D… Alla fine del campionato il Viadana vinse cinque delle dodici gare disputate piazzandosi onorevolmente a centro classifica. Ormai erano state gettate le basi di un fenomeno che avrebbe coinvolto e appassionato un numero sempre maggiore di sportivi viadanesi.

Per le trasferte, il presidente Cesare Bortolotti aveva acquistato una corriera guidata da Felice Aroldi, uno dei suoi autisti che in due ore e mezzo conduceva la squadra da Viadana a Firenze. Di questo mezzo si raccontava che fosse stato acquisito con la carovana-spogliatoio, in una trattativa con degli zingari! Il poolman, “felicemente”, ci portò anche nell’ultima trasferta del campionato 1970-71, addirittura fino a Perugia, forse la prima con pernottamento, nella storia sportiva di Viadana. Qui l’albergatore, guarda caso, anche presidente del Club avversario, accolse la squadra con grande affetto, con offerta di dolci in una pasticceria di un amico e pranzo suggerito sempre presso il ristorante di un altro amico. L’albergo era dignitoso come poteva essere cinquant’anni fa, anche troppo per le esigenze della compagine viadanese. Una doverosa confusione notturna regnava fra le stanze e nei corridoi mentre qualche giocatore si aggirava ancora in mutande, quando alle due un paio di ragazze, “capitate per caso” comparvero al primo piano dell’albergo, chiesero a Piffio Petazzini se ci fosse qualche stanza in cui poter dormire e il nostro spigoloso avanti (in allenamento con lui ci si faceva male), rispose: «Ma… me ān sù miā…» («Ma… io non lo so…»).

Il giorno dopo, poco prima della partita, probabilmente a seguito dei suggerimenti culinari di quel “guarda caso” accennato prima, buona parte della squadra venne colta da dissenteria…

Fra le trasferte è da ricordare anche quella di Ferrara quando Livio Casolin si accorse di aver dimenticato le tessere a casa. Fu la moglie, signora Néne, che raggiunse la squadra in automobile assieme al fratello Marinello, così la Cebogas fu in grado di sostenere l’incontro.

In seguito la corriera “di séngār”, divenuta decrepita, da cronica che era sempre stata, fu sostituita con due furgoni rigorosamente a gas.

Durante il periodo d’austerità (1974), per gli incontri esterni vennero usate anche le biciclette. Con queste si portavano anche le borse e pedalando pedalando, si raggiungeva la stazione ferroviaria di Boretto e si saliva sul trenino di don Camillo e Peppone che conduceva a Parma ove si cambiava.

Finalmente giunse la deroga dalla Prefettura per l’utilizzo dei due mitici Transit Ford a nove posti e come ricorda Fabrizio Nolli: «non sempre perfettamente efficienti. Quando bucammo in autostrada scoprimmo di non avere le chiavi per sostituire il pneumatico».

Spesso i furgoni non partivano se non vi era un adeguato ausilio a spinta, parte integrante dell’allenamento. Uno era occupato dai trequarti e l’altro dagli avanti: quasi un ritiro su quattro + quattro ruote.

Una volta a Reggio al ritorno da una partita di precampionato con la squadra locale, fermi al semaforo dell’incrocio con la via Emilia, il furgone degli avanti non diede più segno di vita. Forse sarà stato il troppo peso… . Certo che rimanere immobili e bloccare il traffico non era piacevole e gli occupanti sgomenti furono quasi presi dal panico. Dietro uno sbarbatello, su “Mini”, si mise a suonare spazientito forse per fare bella figura con la ragazzina che gli stava accanto. Continuando a pigiare sul clacson a un certo punto si vide scendere dal furgone 8 “energumeni” che si portavano nella parte posteriore del mezzo davanti alla sua auto. Interpretando che volessero farlo smettere in modo brutale, impallidì quasi svenendo in auto. Quando capì che gli avanti, erano solo scesi per spingere il furgone in panne e nemmeno lo guardavano, si riebbe dallo spavento.

Dopo l’entusiasmo iniziale giunsero anche momenti di sconforto. Purtroppo per questioni di lavoro e di studio la squadra rimase orfana di alcuni pilastri fondamentali. Fabrizio Nolli ricorda ancora: «Guido Farina andò al Milano (1973), Dario De Carli al Parma (1974), Claudio Aroldi al Mantova (1976). Non solo, la compagine rimase priva di alcuni dirigenti».

Alla gestione diretta del Rugby Viadana subentrarono Paolo Mantovani, Romano Gozzi e Luigi Cavatorta. Seguirono anni che si potrebbero definire bui e in questa fase si deve riconoscere a Cesare Bortolotti il merito di essere stato un punto di riferimento determinante per questo sport che allora si poteva ancora definire alternativo. Dopo alcune riunioni al “Cave Underground” noto circolo “culturale” del tempo, la squadra trovò la forza di proseguire non senza difficoltà.

Non solo partenze ma anche arrivi e da Parma giunsero, Bruno Giavarini, Ivo Poletto, Corrado Talignani, Maurizio Dall’Asta, Marcello Bersellini e altri. Si aggiunse Renato Gaita proveniente dal calcio e Uccello, al secolo Gabriele Oselini che debuttò entrando nel secondo tempo sul campo gelato del Bologna. Anche questi atleti entrarono a far parte della storia del Rugby Viadana.

Nel frattempo nacquero le squadre del Rugby Mantova e del Noceto, che diventarono dirette antagoniste della nostra. Si narra che nella prima amichevole contro la compagine parmigiana, alle continue provocazioni fisiche di un avanti avversario contro Claudio Aroldi, Luigi Cavatorta reagisse con un pugno, credendo di sfruttare la copertura della mischia. Purtroppo il contatto divenne plateale in quanto nello stesso momento la mischia si aprì. Le conseguenze andarono oltre il campo dell’oratorio dove si stava giocando e chi scrive fu costretto a fuggire in automobile accompagnato da Pino Barosi. Menomale che gli inseguitori a un certo punto si fermarono… e noi proseguimmo!

Questi ricordi sono emersi in maniera impetuosa, nel corso di quest’anno in cui ricorre il 50° anniversario di fondazione, forse perché, durante la pandemia da Covid-19, ci hanno lasciato, due persone che hanno ricoperto la carica di presidente: Merenda Fiorenzo Coppi e Cesare Bortolotti che fu anche il primo finanziatore con la sua ditta Cebogas, acronimo di Cesare Bortolotti gas.

Un’altra scomparsa causata anch’essa dalla pandemia: Chicca al secolo Achille Coppi. Aveva assistito il papà deceduto circa 2 mesi prima dello stesso male. Se Fiorenzo emanava serenità come quando si fa Merenda fra amici, Chicca era travolgente con le sue battute e sempre sorridente. Lo ricordiamo per essere stato il primo espulso in assoluto nella storia del Rugby Viadana, nell’esordio ufficiale in un campionato avvenuto a Firenze come ho avuto modo di riferire in precedenza.

Merenda e Chicca diedero col loro impegno un notevole contributo alla nostra compagine rugbistica senza pretender nulla in cambio, essendo 2 Coppi quando fuori c’è denari… Misero in pratica il vero senso dello sport di come lo avevamo concepito 50 anni fa!

si ringrazia per la collaborazione
Fabrizio Nolli e Giuseppe Flisi

Luigi Cavatorta

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