‘Endless River’, i Pink Floyd (da non ascoltare)

‘Endless River’ è la nota dolente dei pluriosannati ed intoccabili PINK FLOYD. Questa band di Cambridge, fu all’inizio la creatura aliena del ‘diamante pazzo’ Syd Barrett, ma ha successivamente contribuito ad imprimere indelebilmente il proprio nome sulla musica contemporanea e di conseguenza considerabile come ‘classica’, nella seconda metà del secolo scorso.

Il buon David Gilmour, che dall’acido divorzio da Roger Waters (da molti considerato, quest’ultimo, la vera mente del gruppo) è rimasto l’unico responsabile della ditta, a vent’anni da “The Division Bell” pensa di passare impunito dopo aver dato alle stampe, come Pink Floyd questo imperdonabile THE ENDLESS RIVER.

La sigla Pink Floyd non meritava una fine così ingloriosa e la giustificazione secondo la quale, i brani qui presenti, rappresentano l’ultima possibilità di ascoltare l’adorabile tastierista Richard Wright, qui effettivamente alla sua ultima testimonianza, non può reggere.

Se qualche essere proveniente da un altro pianeta non avesse mai sentito nominare i Pink Floyd (li conosceva anche mia nonna), probabilmente apprezzerebbe, giacchè QUEL SUONO non manca, ma è stereotipato, si può farne uso per il training autogeno, per sostituire le benzodiazepine, come sottofondo se si è in fase new age meditativa, o alla meno peggio, adatto al separé di un cocktail bar.

La verità è che questa breve, raffazzonata sinfonia, è composta dagli scarti, assai datati, del disco precedente. Sono frammenti riuniti alla bene meglio, prove di studio strumentali, (con l’eccezione dell’enfasi conclusiva di un coro) dove ogni nota è prevedibile, con l’aggravante di una lentezza esasperante.

Gilmour, autore in “Confortambly numb” dell’assolo di chitarra che, insieme a Jimmy Page in “Stairway to heaven”, concorre ad essere il più bello di sempre, poteva forse evitare. Un pò di “Wish you were here” qui, un pò di “The Wall” là e il gioco è fatto. Ciò non toglie che, a questa meritoria istituzione, vanno il nostro inestinguibile plauso e un infinito ringraziamento.

Dario ‘Bluesman’ Gozzi

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