Che ne facciamo del (fu) Parco?

Una colonna di fumo s’alza in cielo. E’ il barbecue che alcuni ragazzi hanno acceso lì, a poche centinaia di metri dall’accesso al – fu – parco Golena del Po. Poco distante gruppi di ragazzini con una birra in mano o – quelli seduti sui tavoli all’ingresso del parco – con una bottiglia di tequila. Ci dicono che tutti i giorni è così, e non facciamo fatica a crederlo. Ieri pomeriggio, dopo che un lettore ci ha inviato le foto che vedete in pagina, siamo voluti andare anche noi a fare un giro. Erano da poco passate le 17.

Il bosco è ormai terra di nessuno. Nessun controllo, nessuna verifica, nulla di nulla. Morte le GEV, non c’è più niente (e nessuno) che lo tuteli. E a sera, ci spiegano, è ancora peggio. Quello che fu un tempo un ambizioso progetto legato alla tutela ambientale ora è solo un simulacro vuoto, un luogo – non luogo in cui regna l’anarchia. Il parco non esiste più. E’ solo – parafrasando il Metternich che parlava dell’Italia – un’espressione geografica.

La golena non serve. La golena è solo una gran rottura di sfere. meglio sarebbe abbattere tutto ed asfaltare tutti i 300 metri sino al ponticello. Tra uccelli che ascoltano musiche, altri che si affumicano tra salsicce e erbe aromatiche. Le casette le abbiamo eliminate tempo fa, abusavano l’edilizia e davano fastidio, eliminata pure la quiete che tanto dopo la morte toccherà a tutti ed è inutile godersela un po’ prima. Alcune piante si stanno eliminando a mano a mano da sole. Qualche macchina ogni tanto vola giù, e una barca o la casetta dei libri prende fuoco. Ma sono fenomeni naturali, come i moti dei pianeti e le maree. Autocombustione o – nel vero senso del termine – autocaduta. Vi fosse una spianata non succederebbe più nulla. Cerchiamo di buttarla sull’ironia naturalmente.

Il parco è clinicamente morto. E – arrivati a questo punto – il suo valore è quello della pozzanghera sulla sterrata che porta all’idrometro. Se l’area – messa com’è messa – merita l’interesse del MAB Unesco allora la merita pure quel deposito d’acqua dove le nuvole si specchiano ed almeno lì passano in pochi.

Bisognerà fare prima o poi una riflessione. Sull’interesse che deve avere la golena per la città. Sulle strategie per il possibile ed il fattibile, sulla tutela ambientale, sull’estrema necessità delle GEV, sull’importanze di quelle Casette che nel Reggiano sono caposaldo di un progetto di tutela ambientale e da noi vengono abbattute. Su chi deve entrare nel parco e perché. Bisognerà prima o poi pensare a progetti. Ne ho visto uno, tempo fa, di ripristino dell’area umida dell’ingegner Cavalca, fatto trent’anni fa, o forse più. Era davvero un gran bel progetto. Forse fu proprio per quello che non fu neppure preso in considerazione.

Nella nostra fantasia malata quello è ancora un parco, la natura merita di essere tutelata sopra ogni cosa, gli ambienti di golena devono restare parte della golena e non divenire ‘refugium peccatorum’. Il fiume e la sua terra continueremo a ripeterlo sino all’esaurimento, sono la risorsa più importante che abbiamo. Non ci sono musei, non ci sono chiese, non ci sono teatri, ne templi che la equivalgano.

Non abbiamo perso la speranza. Quella che si possa pensare che domani possa essere migliore. Ma bisogna partire dall’oggi. E al momento siamo irrimediabilmente fermi.

N.C.

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