Le manifestazioni non servono più…

… le discese, le manifestazioni non servono più. Non bastano più. Ogni anno le stesse parole, le stesse celebrazioni, le stesse dichiarazioni d’intenti, la stessa insopportabile ricerca di una bellezza che è violentata ogni giorno dallo sfruttamento, dagli accumuli di spazzature, da parchi che parchi non lo sono più, da mancanza di tutela, da mancanza di guardie ecologiche volontarie che ne presidino i tratti. La nostra golena non sta bene, e non sta bene da tempo. Ma questo sembra una questione di secondo piano…

… le discese, le manifestazioni, servono a poco se poi, sul versante politico le scelte sono quelle di sempre: consentire tutto, chiudere un occhio o anche due su tutto quel che avviene tra i corsi d’acqua e l’argine maestro, consentire tutto ciò che avviene appena dopo dell’argine maestro. Costruiamo e costruiremo a ridosso degli argini strutture inutili (e per certi versi pure dannose) che non fanno altro che aumentare l’entropia…

… parliamo di MAB Unesco. E siamo quelli di sempre. Giro spesso in golena e la golena è sempre più antropomorfizzata. Le aree umide sono pressoché scomparse e dove persistono ancora spesso sono discariche a cielo aperto, dove la gente va a lasciare i propri rifiuti. Un tempo c’erano schiere d’insetti, e uccelli di piccola taglia, e c’erano fiori più di quanti ne riuscissi a raccontare e fotografare. Oggi la situazione è diversa, e tutti ne conosciamo le cause. Nessun controllo, nessuna sanzione, nessuna verifica, nulla di nulla. Sempre meno piante, sempre meno spazio alle aree protette, sempre più colpi di fucile, sempre più pescatori di frodo, sempre più gente che si muove in fuoristrada e ti chiedi dove vada, magari quando sta per scendere la sera…

… le discese, le manifestazioni non servono più, o servono a poco, perché non abbiamo coscienza del nostro microcosmo. Ci accontentiamo di difendere il fiume con i proclami, a postare e ripostare gli scioglimenti dei ghiacci dell’antartide, il disboscamento in amazzonia, le piogge acide. Problemi importanti che però non cambiano di un millimetro la nostra situazione, non cambiano il nostro microcosmo che è quello sul quale dovremmo iniziare a lavorare, per essere più credibili. Perché postare la foto di un orso sofferente sui ghiacci alla deriva, o scagliarci contro i tagliatori d’alberi in Brasile, in fondo non ci compromette per nulla, ci evita di doverci mettere la faccia, ci consente di avere la coscienza similpulita, non ci fa discutere con amministrazioni, con poteri forti, con politici, con scelte errate che riducono sempre di più la terra calpestabile a favore di asfalti, cementi e costruzioni…

… qualcuno firma carte, altri si impegnano a firmarle, altri rispondono a questionari, altri non rispondono affatto. Ma poi che resta? Che cosa resta? Una celebrazione, una giornata bella in ricordo di una persona straordinaria, un uomo speciale che aveva le radici nella terra della golena e si indignava per le grandi e le piccole cose…

… in bocca al lupo dunque per chi ci sarà. Al mio amico Arcangelo Pirovano, uno degli ultimi combattenti, alle altre persone che conosco. A chi ci crede davvero, e ci sono persone così. Ma serve altro, serve lottare, serve metterci la faccia in ogni battaglia, per ogni metro di suolo, per ogni microcosmo, per ogni scelta che ci riguarda. Serve metterci la faccia a costo di scontrarsi, serve prendere posizioni precise, perché se lo fai per l’altra parte del pianeta la faccia puoi pure non metterla ma se lo fai per la parte di terra in cui vivi la situazione cambia. Serve difendere la golena, la terra, e farlo davvero. Non quella del Rio delle Amazzoni, non solo quella. Ma soprattutto quella che vediamo e tocchiamo, appena fuori casa…

N.C.

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