Carlo Orlandini a 5 anni dalla morte

Cinque anni senza Carlo Orlandini. Cinque anni senza colui che fu – oltre che sindaco di Marcaria, dunque uomo politico, e sindacalista – pure uno dei fondatori della Don Bosco, la storica società di calcio del paese mantovano. “Ci ha lasciati in modo improvviso, quel 13 giugno 2015, dopo che la sera prima era andato con alcuni dei nostri dirigenti a mangiare una pizza – lo ricorda il team manager Marco Bonazzoli -. Per noi è stato un punto di riferimento, una base e un appoggio imprescindibile”.

Anche per questo la Don Bosco ha voluto ricordare Orlandini da subito, ossia dall’agosto 2015, quando venne istituito, a poco più di due mesi dalla morte, il Memorial di calcio in suo onore. Quest’anno il Coronavirus non consentirà di svolgere questa manifestazione, ma la Don Bosco Marcaria ha voluto comunque onorare Carlo Orlandini con una fotografia dello stesso circondato dalle magliette realizzate appositamente per i vari Memorial.

Appassionato di calcio e di ciclismo e sindacalista per la Cisl, Carlo Orlandini era milanista convinto, dirigente ad alti livelli della IAG di Goito e del Gazoldo nei campionati nazionali dilettanti e poi appunto fondatore della Don Bosco, la squadra del suo paese, dato che Orlandini proveniva dalla frazione marcariese di Ospitaletto. “Una un aggregatore, ossia una persona che cercava di unire, di trovare punti di incontro. Era un grande sportivo – lo ricordano dalla Don Bosco – perché sapeva anche perdere e ogni volta diceva “Ci rifaremo”. Dopo alcune sconfitte sorrideva: “Pensa te che partita abbiamo perso, vorrei rigiocarla domani, perché sono convinto che la vinceremmo”. Era il suo spirito, la sua indole mai doma”.

Impegnato in politica, sul lavoro e con la famiglia sì, ma mai dopo il mezzogiorno di domenica: lì sopraggiungeva la passione per il pallone e Orlandini diventava primo tifoso della sua Don Bosco. “Aveva tante scaramanzie – lo ricordano i dirigenti della Polisportiva -. A volte prima della gara si andava a pranzo e si giocava a briscola. Lui allora si sedeva sempre nel posto che la volta prima aveva portato bene: non tanto per la partita a briscola in sé, ma per propiziare un buon risultato per la Don Bosco. Poi a fine gara spazio per una merenda a pane e salame, a prescindere dal risultato, perché della partita si poteva discutere il lunedì, a mente fredda. In quel momento, dopo il fischio finale, contava socializzare. Amava inoltre la cena del mercoledì, con tutta la squadra, dopo l’allenamento, che seguiva con attenzione. Parlava molto coi mister, soprattutto con mister Bassi, e in quelle cene i piatti irrinunciabili per lui erano due: maccheroni al pomodoro e infine il dolce”.

Quando la Don Bosco, dopo diversi anni tra Prima e Seconda, è tornata in Terza, Carlo Orlandini ha subito rincuorato l’ambiente: “Andiamo avanti, per tornare dove ci compete”. Una missione che la Don Bosco insegue ancora oggi, nel ricordo di Carlo e per onorarne al meglio la memoria. Tentar non nuoce. Se poi andrà male, “ci rifaremo”…

Giovanni Gardani

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