I traguardi di Bethany Visioli: l’atletica nel sangue
Sulle orme (naturalmente veloci) di Fausto Desalu. E stavolta no, non è un vezzo né un abuso giornalistico. Quando infatti chiedi a Bethany Visioli, classe 2003, astro nascente della velocità dell’Atletica Interflumina di Casalmaggiore, a quale campioni si ispiri, lei cita subito Desalu. “Potrei pensare a tanti atleti, anche del mondo del calcio, della pallacanestro, della pallavolo, ma nel mio caso la risposta è più semplice: Fausto ha dimostrato che anche se vivi e ti alleni in una piccola cittadina puoi fare grandi cose, e arrivare ai Giochi Olimpici, che per uno sportivo sono il massimo traguardo. Peraltro ho avuto modo, nonostante gli anni di differenza, di allenarmi sulla stessa pista e di fianco a lui in alcune sedute e l’ho sempre ammirato”.
Il 2020 di Bethany è stato foriero di traguardi: non solo provinciali o regionali, ma anche il primo podio in una gara nazionale, col settimo posto (che nell’atletica concede appunto l’onore di salire sul podio), e record personali frantumati. Nonostante il Covid. “Come per tutti gli atleti allenarsi non è stato semplice: però con il mio allenatore Gian Giacomo Contini abbiamo studiato un programma particolare da seguire e perfezionare da casa. Le ripetute le facevo sulle scale, ad esempio, e ho seguito alla lettera e nel dettaglio quello che mi è stato consigliato: direi che i risultati si sono visti. Certo, il ritmo gara e la possibilità di vivere l’atmosfera del campo di atletica e degli spogliatoi è diverso, ma per due mesi ci siamo dovuti tutti adattare. Per questo credo che i risultati ottenuti abbiano un valore speciale”.
Dal secondo anno Allieve al primo anno Juniores: il 2020 porterà in dote questo cambio di prospettiva. “Come sempre, quando si cambia categoria, le difficoltà inizialmente non mancheranno. Tuttavia dal punto di vista tecnico voglio vedere i lati positivi: per esempio, gli ostacoli saranno più alti di qualche centimetro e questo può aiutarmi, dato che spesso salto troppo e perdo centesimi preziosi quando si tratta di riprendere il rettilineo. Ora la meccanica di salto potrebbe diventare più fluida e questo potrebbe aiutarmi, senza dimenticare che sfidare i migliori significa migliorare a propria volta. Insomma, non mi spaventa il passaggio di categoria, anzi mi stimola a cercare un salto di qualità”.
Bethany studia al Liceo Linguistico del Polo Romani di Casalmaggiore. Non solo sport, dunque… “L’obiettivo è fare carriera nell’atletica leggera. Se non ci credessi, non sarei qui a cercare miglioramenti nel quotidiano, prima che in pista. E’ una speranza, un sogno, un’ambizione. Ed è una spinta per continuare a dare il massimo. Tuttavia, è anche vero, come dice la canzone, che uno su mille ce la fa, dunque è comunque giusto guardare alla vita oltre la pista. Da questo punto di vista ho sempre amato viaggiare e imparare lingue e culture diverse: non ho una preferenza a livello di professione, tuttavia, non ho ancora scelto. Non so dirvi se farò la traduttrice piuttosto che l’interprete, per capirci. Anche perché la speranza è di ritrovarmi ancora in un campo di atletica tra tanti anni”.
L’atletica leggera, e la velocità, come entrano nel Dna di Bethany? “Devo dire che non ho provato molti sport. Ho fatto hip-hop in quarta elementare, che è qualcosa di più di un ballo o di un genere musicale, ed è soprattutto un modo per fare attività fisica. Dopo di che durante una corsa campestre in seconda media ho avuto contatti con la società Interflumina e da lì è partito tutto: mi è piaciuto subito questo mondo e ho deciso di non abbandonarlo. Forse mia mamma, che da giovane faceva atletica, mi ha inconsciamente instradato. Da piccola, ricordo che mi portava a correre al parco: avete parlato di Dna, forse era proprio scritto nel mio codice genetico”.
L’obiettivo del 2021 quale è? “Quello del 2020 era partecipare agli Europei Allieve, adesso col passaggio di categoria cambia qualcosa, sia a livello di organizzazione dell’evento, perché dobbiamo capire se verrà proposta la competizione per le Juniores, sia come difficoltà. Punto comunque a farcela, perché per togliersi soddisfazioni occorre mirare in alto. Sempre lavorando e sperando che il Coronavirus ci lasci un po’ in pace”.
Giovanni Gardani