Eugenio Benecchi, poeta e alpinista

Nelle scorse settimane, dopo la scomparsa di mia mamma, la Prof. Brunilde Benecchi, ho iniziato un lungo lavoro di sistemazione del suo studio, catalogando l’immensa collezione di libri che ha conservato con passione in quasi quarant’anni di insegnamento.

Fra un Cicerone ed un Platone, tra appunti di traduzione, lezioni monografiche ed anche parecchio materiale relativo ad uno studio storico-filologico di cui magari avremo occasione di parlare nelle sedi opportune, ho rinvenuto tantissime testimonianze relative alla carriera alpinistica di mio nonno, il Dott. Eugenio Benecchi.

Ne esce un ritratto importante per la città di Casalmaggiore e per i concittadini appassionati di montagna, tale da meritare spazio proprio in questa rubrica, per ricostruirne la vita e l’attività. Sono trascorsi ormai quasi trent’anni dalla sua morte, avvenuta il 12 febbraio 1993. Fu medico, poeta, alpinista, conferenziere, instancabile organizzatore di eventi. Rifiutò la candidatura in Consiglio Comunale e la carica di Sindaco perché pur essendo sempre sulla cresta dell’onda, non amava stare troppo al centro dell’attenzione, per lo meno in politica, materia che lo interessava sicuramente ma che era incanalata in binari troppo stretti e vincolanti, nei quali non si sarebbe sentito pienamente a suo agio.

Quello che fece, fu collaborare sempre con le Autorità per dare lustro alla comunità, al servizio della cultura, contribuendo in prima persona e spesso di tasca sua (per esempio la prima sede della Pro Loco fu per almeno un decennio a casa nostra). La famiglia Benecchi arrivò da Parma a Casalmaggiore a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo quando il Dott. Armando sostituì il Dottor Vincenzo Stefanini come medico condotto della città e ne sposò la figlia Isabella, stabilendosi qui definitivamente.

Il 28 ottobre 1907 nacque Eugenio, che negli studi seguì le orme del padre laureandosi in medicina e chirurgia presso l’Università di Bologna e, sempre dal padre, imparò ad amare la letteratura. Fu Ufficiale Medico per il Regio Esercito e si specializzò in Odontoiatria divenendo il dentista di intere generazioni di casalaschi. Tantissimi ancora oggi mi dicono, con orgoglio, di avere lavori dentali effettuati da lui che, nonostante gli anni trascorsi non hanno bisogno di modifiche o interventi particolari.

Eugenio Benecchi trascorse l’intera esistenza fra la professione e le sue passioni: la poesia e l’alpinismo. Iniziò a pubblicare scritti sui periodici universitari dell’epoca del Ventennio e nel secondo dopoguerra diede alle stampe numerose raccolte con vari editori tra cui la prestigiosa “La Nuova Italia”. Fra i titoli pubblicati troviamo Liriche del Sogno, Liriche della Nostalgia, Liriche nuove e Terra amata (l’ultimo volume dedicato a Casalmaggiore, di inizio anni ’80). Collaborò a numerose antologie edite in tutto il territorio nazionale vincendo anche diversi premi.

Alcuni dei suoi volumi sono ancora presenti nei cataloghi di varie librerie italiane ed in particolare “Liriche della Nostalgia” del 1952 compare attualmente su siti specializzati in libri d’epoca addirittura in terra d’oltremanica.

Per Casalmaggiore fu un personaggio importante poiché praticamente presente in ogni campo artistico, culturale, sportivo attivo in città. Nel 1937 fondò la locale sottosezione del Club Alpino Italiano e diede inizio ad una prolifica attività che contribuì in modo decisivo a far conoscere la montagna ai concittadini con iniziative di vario genere. Nel 1955, su spinta dell’allora Sindaco di Casalmaggiore Dott. Mario Carlo Volta ed insieme agli amici Arrigo Melegari, Renzo Tentolini, Ezio Capelli, Appio Roncarati ed Ettore Zani (corrispondente del quotidiano La Provincia) creò un gruppo di lavoro per la valorizzazione delle tradizioni culturali locali, gruppo che divenne il nucleo originario dell’Associazione Pro Loco, costituitasi poi formalmente solo successivamente il 3 aprile 1967 e della quale Benecchi fu Presidente per dodici anni, collaborando con le varie Amministrazioni Comunali che si susseguirono, in particolare con i Sindaci Avv. Walter Galantini e Prof. Amerigo Orioli.

Sotto la sua guida vennero realizzate numerose iniziative: la creazione del primo embrione di ufficio turistico nei locali dell’attuale Caffè Centrale in piazza Garibaldi; le celebrazioni per il bicentenario dell’assegnazione del titolo di città a Casalmaggiore nel 1954; una importante Mostra Nazionale di Pittura sul Po del maggio 1957, cui parteciparono 127 artisti con ben 450 opere da tutta Italia; l’organizzazione di tre grandi concorsi ippici; le celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia nel 1961; il rilancio economico e sociale della Fiera di San Carlo nel 1965 che prese in quel periodo la forma che oggi conosciamo tutti.

Fu anche molto attivo nel Rotary locale e contribuì alla rinascita della Società Musicale Estudiantina dopo gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Tornando all’argomento principale della nostra rubrica, il Benecchi fu un valente alpinista. Fin dalla prima giovinezza, ebbe modo di scoprire le attrattive sia estive che invernali della montagna.

Il padre lo portava spesso sulle montagne della Valcamonica e lì, Eugenio, imparò a salire insieme a lui le prime cime quando ancora era solo un ragazzino. La passione per la montagna lo “travolse” però, soprattutto, con la pratica dell’arrampicata, una disciplina ancora agli albori, effettuata con mezzi rudimentali e senza l’ausilio di impianti di risalita.

Le sue mete preferite, le Pale di San Martino e la Marmolada, hanno anche costituito fonte primaria per la sua ispirazione poetica. Fu pioniere fra i pionieri. Scalò svariate vette dolomitiche insieme alle Guide Alpine del Primiero, incrociando spesso personaggi leggendari come ad esempio Dino Buzzati, anch’egli valente alpinista profondamente legato a San Martino di Castrozza o Michele Bettega, la prima Guida Alpina primierotta al quale è dedicato tra l’altro un interessante volume di recente pubblicazione (scritto da Paolo Francesco Zatta ed edito da Cierre Edizioni, ISBN 9788855200592).

Fu abile sciatore praticando la disciplina del Telemark all’epoca in declino a causa della forte diffusione dello sci alpino nel turismo di massa. Percorse in lungo e in largo l’Altopiano delle Pale utilizzando il prezioso volumetto scritto dal notissimo Ettore Castiglioni nel 1935, vera e propria bibbia per gli alpinisti, un’edizione che ancora conserviamo nella nostra Biblioteca come cimelio storico.

Quando appese le scarpette al chiodo, iniziò a portare i concittadini su e giù per le valli, organizzando gite sui più noti massicci alpini, dall’Alto Adige fino alla Valle D’Aosta, documentando il tutto con accuratissimi quaderni di viaggio realizzati insieme agli amici. Fra questi, l’Abate mitrato del Duomo di Santo Stefano, Mons. Temistocle Marini, il quale non mancava mai di contribuire con le proprie riflessioni, di cui custodisco preziosa copia.

Come responsabile del Club Alpino poi, era sua abitudine organizzare conferenze, invitando in città i massimi esponenti del mondo alpinistico internazionale. Nella sistemazione dello studio di mia mamma ho ritrovato diverse tracce, come ad esempio una cartolina speditagli da Achille Compagnoni, il primo uomo sul K2 insieme a Lino Lacedelli che fu anche ospite in casa nostra.

Mio nonno è stato in contatto diretto con personaggi del calibro di Cesare Maestri, primo conquistatore del Cerro Torre in Patagonia (del quale conservo anche una lettera autografa) e, come ho scoperto proprio in questi giorni, anche con due autentici giganti, l’inglese Sir Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay (i primi uomini in vetta all’Everest) che incontrò e conobbe nel 1978 in occasione del venticinquennale della conquista.

Svariate testimonianze sulla sua attività alpinistica e di sezione sono ben documentate negli archivi della rivista del CAI cremonese “Lo Scarpone”. Il Dottor Benecchi non smise mai di andare in montagna finché la salute glielo permise.

Dalle nevi di Cervinia alle valli intorno al fiume Adige, stabilì la sua base di partenza nell’amatissima città di Bolzano dalla quale, ogni giorno, insieme all’adorata moglie Lina Montali, partiva verso una nuova meta, per divertimento personale, per trarre ispirazione per i suoi componimenti poetici o per esplorare le location (per usare un termine moderno) della prossima gita sociale.

Scrisse numerose opere in poesia e prosa, dedicate alla montagna. Una sua poesia, in particolare, “Dopo la scalata” è stata depositata dal sottoscritto insieme a Maurizio Zanolla, il celebre Manolo, sulla vetta del Cimon della Pala (3186 mt), il 16 Agosto 1999 a sessantasei anni esatti dal primo tentativo di salita da parte del Benecchi.

Insieme alla poesia, riposa lassù anche la copia originale manoscritta del racconto che mio nonno scrisse per ricordare quel primo tentativo fallito a causa del grande freddo.

Il ricordo della vita di Eugenio Benecchi e delle sue attività è stato oggetto, nel 2010, di un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Eco delle Dolomiti”, tradotto in inglese, francese, spagnolo e tedesco. L’articolo, dal titolo “Alpinista, antieroe con passione”, è stato scritto dalla concittadina Sonia Sbolzani e da esso riporto un piccolo estratto che descrive perfettamente il Benecchi alpinista: “amante della solitudine meditativa dei monti e sprezzante della fatica, lui – uomo di pianura – più che la conquista della vetta in sé riteneva importante la via per raggiungerla. La montagna, e le Dolomiti in particolare, ai suoi occhi rappresentavano una scoperta continua sia d’inverno che d’estate, il piacere dell’avventura e della ricerca, ricerca non solo nella natura, ma anche di sé stesso, perché tra le rocce percepiva il senso di caducità di un mondo dove valori e idee si facevano sempre più precari ed effimeri, divorati dalla repentinità del mutamento”.

Il Dottor Eugenio Benecchi, in conclusione, fu innegabilmente protagonista della vita di Casalmaggiore ed a lui si devono numerose iniziative di cui possono godere ancora oggi i cittadini casalaschi che, dalla generazione successiva alla mia, non lo conoscono. Rilancio pertanto, qui pubblicamente, una proposta che ho già avuto modo di far pervenire all’Amministrazione Comunale, ma che vorrei estendere ai lettori ed ottenere sostegno: visto il curriculum e le testimonianze, varrebbe la pena dedicare ad Eugenio Benecchi una via della città. Non importa quale e dove, ma, pur essendo ovviamente di parte, lo considero un doveroso tributo ad un figlio di Casalmaggiore che tanto ha dato alla Comunità e che non dovrebbe essere assolutamente dimenticato.

Marco Vallari

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