Renzo Finardi, il ritmo interrotto

A scuola alle medie, ci accomunava la tendenza a interrompere lo swing del prof mentre spiegava, io ero infatti spesso fuori dalla porta o a disquisire col preside, l’altro, picchiettava imperterrito sul banco, delle rullatine, senza far trasparire dalla faccia tosta, la provenienza dell’armonico martellìo. Svelatosi poi l’arcano, gli ho detto: “perché non fai una batteria?”. Alla teoria seguivano i fatti: i libri scientemente posizionati per la loro timbrica, biro conficcate in altri tomi sacrificali, a indispensabile supporto dei fogli di quaderno che fungevano da piatti. Il drum kit ero bello e pronto per il divertimento del malcapitato prof. Naturalmente l’amicizia fu conseguente e le suonate sono continuate anche dopo. A qualche prova, un pò qua un pò là, ma soprattutto le notti nel bosco a suonare chitarra percussioni e quant’altro, abbarbicati sul silo della ‘maifinita’ (location dall’acustica mistica) all together in good company. L’abilità e le circostanze con il calcio in culo del talento, lo portano a fare esperienza con i Saxaboa in ambito fusion, poi anche latino americano con la Gabry e altri che non ricorderò, fino all’incontro con i suoi compagni di lungo corso; I Ridillo da Pegognaga di cui diviene il traino percussivo funky-soul, per un viaggio che li porterà a intraprendere tours anche al di fuori dei nostri confini ed anche alla ribalta televisiva come al Roxy bar di Red Ronnie e su Rai3. L’incontro con Gianni Morandi e le soddisfazioni che ne deriveranno sono un’altra delle belle storie da ricordare. E il Gianni nazionale si è dimostrato amico sincero e sensibile. Anche se non con tutti, era sempre pronto alla risata e all’ironia, senza darsi a comportamenti diversi dal solito nonostante avesse suonato ai concerti delle superstars della blackmusic! James Brown voleva 4 batterie sul palco: basta chiedere. Forse impercettibilmente, il mondo adesso girerà un pò meno a tempo.

Dario ‘Bluesman’ Gozzi

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