Alessandra, il sogno interrotto

Guardare sempre il lato positivo, la metà mezza piena del bicchiere. Alessandra Montesano l’ha imparato nel tempo e, per non farsi travolgere dal pessimismo cosmico del Coronavirus, ha scelto una strada saggia. Sarebbe stato questo il periodo di massima intensità: quello delle gare probabilmente decisive per qualificarsi a Tokyo 2020. Perché le barche si qualificano mesi prima, ma poi c’è l’equipaggio da formare. E Alessandra, atleta del Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle dal 10 dicembre scorso, cresciuta alla Canottieri Eridanea di Casalmaggiore, era in corsa eccome, sospinta da una crescita agonistica esponenziale negli ultimi due anni.

“Tokyo era un obiettivo chiaro – inutile nasconderlo – ma il rischio era di preparare un’Olimpiade da sola, a casa, senza i miei tecnici e dunque andare allo sbaraglio – ammette Alessandra –. Credo invece che il CIO abbia preso una decisione saggia: non ha annullato nulla, semplicemente rinviando la competizione al 2021. Anche perché molte nazionali in molte discipline dovevano ancora qualificarsi e assegnare posti in una situazione così anomala, in cui di fatto non è possibile allenarsi in modo normale, sarebbe stato ingiusto dal punto di vista sportivo. Senza dimenticare che prima viene l’emergenza sanitaria”.

L’annuncio ufficiale del rinvio è arrivato il 24 marzo, un mese fa esatto. “Noi eravamo tornati a casa da Sabaudia, dal raduno con la Nazionale – racconta Alessandra -. E quelli sono stati i giorni più duri. Vi spiego perché: in buona sostanza a Sabaudia c’erano stati casi positivi, non tra gli atleti ma in quella zona, e così lo staff medico della Nazionale aveva ritenuto corretto sospendere il raduno e fare tornare tutti a casa. A quel punto abbiamo capito che per mesi non ci sarebbe stata la possibilità di allenarsi in gruppo, facendo squadra e conoscendo magari meglio i compagni di barca. Tuttavia l’idea era quella di prepararsi per le Olimpiadi che sarebbero comunque partite il 24-25 luglio successivo. Ero sconfortata, come tutti: preparare un evento così importante non al meglio e in solitaria, senza la presenza di allenatori che possono correggerti e migliorarti, sarebbe stato un bel problema. Quando, dopo pochi giorni, il CIO ha annunciato il rinvio, abbiamo tutti tirato un bel sospiro di sollievo. Adesso abbiamo un anno per lavorare, sapendo bene che nella carriera di uno sportivo anche un solo mese può cambiare tutto. L’incognita resta, io ero in forma e speravo di essere chiamata per le Olimpiadi, adesso tutto torna in gioco, ma preferisco così, piuttosto che allenarmi da sola e rischiare poi di gareggiare davanti alla migliore platea che uno sportivo possa desiderare, in stadi o impianti a porte chiuse”.

Il rischio era questo. “Certo che sì, e allora avremmo perso completamente il senso delle Olimpiadi, lo spirito e il messaggio che quei cinque cerchi vogliono, anzi devono, trasmettere. Forse ce l’avrei fatta sul serio, forse sarebbero comunque state le mie prime Olimpiadi, ma sarebbe stata una soddisfazione monca. Gareggiare senza pubblico, senza l’atmosfera olimpica non ha senso. Ripeto: io ero in forma e sentivo che ce l’avrei fatta, ma sono contenta che il CIO abbia rinviato. Perché la salute viene prima di tutto e perché comunque in questo anno continuerò a impegnarmi per inseguire nuovamente l’obiettivo: sarà una sorta di rincorsa bis, lo so e sono pronta”.

Dovresti però tornare negli Stati Uniti. “Ho avuto pochi giorni fa una bellissima notizia dalla Ohio State University di Columbus, che frequento. Mi hanno concesso, come atleta, un altro “year-off”, un altro anno lontano dagli studi. Di fatto tanti studenti atleti sono nella mia stessa situazione e l’Università lo ha capito, agevolandoci. Se avessi dovuto scegliere tra rincorsa alle Olimpiadi 2021 e frequentazione dell’Università in America sarebbe stato un bel dilemma, difficile da risolvere. Per fortuna riuscirò a fare entrambe le cose: peraltro quest’estate vorrei riuscire a seguire due classi on line a distanza per ottenere qualche credito (in quattro anni Alessandra dovrà completarne 120 in totale, ndr). Lo faccio per non restare indietro con gli studi e soprattutto per dare un segnale alla mia università che è stata davvero molto comprensiva. Già nell’estate 2019 ho fatto sei crediti a distanza quando preparavo il Mondiale”.

Siamo punto e a capo secondo te? “Non proprio ma quasi. Di sicuro verranno tenuti in considerazione i test fatti, anche se gli ultimi risalgono allo scorso inverno, dunque è passato molto tempo. Diciamo che almeno una base c’è ed è un punto di partenza: io stessa ero curiosa di vedere cosa avrei potuto combinare, perché stavo davvero bene. Adesso dovremo, tutti noi come atleti, alzare l’asticella e affrontare un altro anno tosto. Tutte le stagioni sono intense, ma quella olimpica di più: e affrontare, di fatto, due preparazioni olimpiche di fila non sarà semplice, ma questo non mi spaventa, anzi mi stimola. Per questo a casa, a Rivarolo del Re, continuo a lavorare col remoergometro, con la wattbike e con alcuni strumenti che la Canottieri Eridanea, che sempre ringrazierò, mi ha messo a disposizione. In questo modo lavoro al sicuro e non rischio di contagiare né me né gli altri”

Quando sarà il prossimo raduno? “Con certezza non possiamo saperlo, si parla di metà maggio ma non ha senso lanciarsi in profezie. Aspettiamo e vediamo: il mio obiettivo ora è non perdere tono muscolare. Allenarsi in questo modo anomalo difficilmente fa fare passi avanti. Ma, in questo momento, essendo una situazione eccezionale, sarebbe fondamentale non fare passi indietro e farsi trovare pronti alla ripresa ufficiale”.
Siamo tutti, letteralmente, sulla stessa barca.

Giovanni Gardani

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